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giovedì 23 ottobre 2014

I bambini e l'autunno

Ditemi, dunque
Vorrei sapere chi ha inventato l'espressione «mali di stagione». I mali di stagione sono come la frutta di stagione? Ad ogni buon conto a Milano fino all'altro ieri c'erano 25 gradi e nonostante questo la Piccolissima si è beccata tre forme virali in un mese (tra cui la sesta malattia).
«Paola, è il caldo. C'è troppo caldo» mi ripete sempre un mio amico, maestro di yoga.
«È il nido. Sai, questi bambini che vengono al nido e si sputazzano addosso... mangiano gli stessi giochi...» (state attenti: questo mi fa molto ridere. La frase non è, chessò, «bevono dallo stesso bicchiere», ma «mangiano gli stessi giochi». Che in effetti è vero). Segue considerazione finale: «Cosa vuoi, Mamma, non puoi aspettarti nulla di diverso» (questo me l'ha detto la maestra dell'asilo. Solo le maestre e gli operatori sanitari ti chiamano «mamma». Io ogni volta resto sconcertata per qualche istante, e mi viene il dubbio di avere avuto altri figli senza accorgermene).
Tous le mêmes La mia pediatra di riferimento, la dottoressa ZiaBubu, è tanto brava da essere sempre impegnata. L'ultima volta, due settimane fa, quando l'ho chiamata mi ha detto che aveva posto a novembre. «Ma mia figlia è malata adesso». Naturalmente la Piccolissima si ammala sempre di venerdì. Il nostro pediatra di base, ex chitarrista degli Stormy Six, ex aspirante cohouser, appassionato velista, è uno di cui mi fido. Però per avere un suo parere bisogna chiamarlo la mattina tra le 8 e le 9, prima che vada in studio. Spesso lo trovo occupato, poi a quell'ora sto portando bambini a scuola e cani in giro e perdo l'occasione. Anche quando lo becco sono sempre un po' a disagio perché ho la sensazione che mi stia rispondendo dal cesso. Comunque l'ultima volta non sono riuscita a parlargli e con la ZiaBubu irraggiungibile e il weekend che incombeva mi sono sentita in dovere di procurarmi un nuovo medico. Un simile gesto sa sempre di tradimento, ma comunque ne avevo proprio bisogno. La mia amica C. nel parlarmi di lui mi ha spiegato che è il dottore di riferimento della Comunità ebraica di Milano. Ho detto solo «ah» perché non sapevo come commentare la notizia. Lei mi ha visto incerta e allora ha specificato: «Sai, gli ebrei sono gente seria. Sanno quel che fanno. E poi, hanno un sacco di figli. Dunque il loro medico dev'essere per forza bravo». Ho detto ancora: «ah».
Et que j'aime trop les blablablas  Il dottore in questione mi ha ricevuto la sera stessa di venerdì, alle 19.30. «Oggi finisco presto», ha precisato quando, un'oretta più tardi, ci siamo salutati. «Ma le mie figlie sono grandi, non hanno più tanto bisogno di me». È un uomo preciso, coscienzioso e non mi ha chiamato «mamma». La Piccolissima aveva la solita inutile forma virale ma niente alle orecchie e niente nei polmoni. Il dottore mi ha consigliato di farle osservare dopo ogni malanno un periodo di convalescenza e di lavarle il naso sì, ma con acqua tiepida. Ecco due cose su cui non avevo mai riflettuto, a testimonianza del fatto che anche una mamma-pro ha sempre qualcosa da imparare.
Dis-moi merci Dovete sapere che il sistema immunitario dei miei Pupi grandi è molto wow. Sarà l'omeopatia? L'alimentazione? La vita attiva? Il riposo adeguato? Una gran botta di c...? Sta di fatto che l'anno scorso non hanno perso un giorno di scuola. Tuttavia l'altro giorno il Pupo, proprio lui! ci ha tradito. «Buongiorno, qui è l'elementare XY. Dovete venire a prendere... il bambino. O la bambina. Cos'è, maschio o femmina? Ha la febbre». «Ho un maschio e una femmina. Dev'essere lei a dirmi quale dei due». «Eeeh, aspett... È il Pupo. È il Pupo». «Cos...?». «Clic». Benedicendo l'usuale accuratezza ed empatia di cui sono capaci le commesse della nostra scuola, Mike Delfino è partito in quarta per andare a salvare la sua adorata progenie. Stavo giusto finendo di dire alla mia collega: «Oh, per fortuna che per una volta ci è andato lui», quando mi è squillato il telefono. (Mike Delfino, con voce grave): «Sono io. Sono qui con il bambino. Ora che si fa?». «Non so, intanto magari puoi dirmi come sta». «Eeeh... gli provo la febbre?». «Magari. E poi mi richiami». (Due minuti dopo, con voce catacombale): «Sono sempre io. Ha 37.8. È alta. E ora che si fa?».  «Se ha anche, tiro a indovinare, mal di gola e brividi, e se la temperatura sale, ma soprattutto: se lui si lamenta, tra un po' puoi dargli della tachipirina». «Eh, già. Ma dove la vado a pescare la tachipirina?».
Vous les hommes êtes tous les mêmes Nel breve istante di esitazione intercorso tra quella domanda e la mia risposta, mi è venuta in mente una pubblicità di qualche anno fa, di cui però ho solo un vago ricordo. Magari voi potete aiutarmi. «Ehi, mi hai sentito? Si può sapere dove la trovo, questa tachipirina?».
«In freezer. Devi guardare in freezer. È lì che teniamo i medicinali. E non, come qualcuno potrebbe pensare, nell'armadietto in bagno».

Soundtrack: Tous le mêmes


giovedì 9 ottobre 2014

Buoni propositi (o occasioni sprecate)

Cadono le bombe sopra i tetti
Non hai un risotto da seguire perché non si attacchi alla pentola, un articolo di giornale da leggere, o addirittura un libro - visto che è con quello in mano, che ami farti vedere in giro?
Non potresti più proficuamente dedicarti al cambio di stagione, giacché l'autunno, è evidente, ci si insinua tra le lenzuola e negli armadi e anche i più coriacei tra noi hanno dovuto arrendersi alle calze e alle scarpe chiuse?
Esplodono le granate nelle case
Che ne diresti, in alternativa, di iscriverti a un corso? Ma stavolta devi andarci per davvero, eh. Non come quella volta che hai pagato in anticipo per tutto l'anno e poi, delle dodici lezioni di cucina creativa, ne hai frequentate solo due (o tre).
Potresti senza troppo sforzo osare l'orto sul terrazzo: su internet ci sono un sacco di tutorial che spiegano come fare. Se invece la pigrizia avesse la meglio su di te, ricordati che a due isolati da casa organizzano un bel cineforum. Al bar dell'angolo troverai i volantini. Non costa neanche tanto, e in programmazione ci sono i film dell'anno scorso, quelli che hai perso perché la mamma era malata/ti è nato un figlio/hai fatto troppi straordinari al lavoro.
Tutte le nostre paure e debolezze le butteremo via
Senza contare quel che ti è rimasto indietro. Settimane fa hai giurato che avresti mandato al tuo amico una lettera vera, di carta, proprio come si faceva una volta, ma non hai ancora trovato una mezz'ora libera per scriverla.
Avevi anche promesso a tua sorella, ricordi? che l'avresti aiutata a cambiare il box doccia. È una faticaccia ma, almeno, quando vai a trovarla ti prepara una crostata da sballo. Ci mette un po' troppo burro ma che diavolo: la mangi così di rado che certo non ti ucciderà.
Potresti imparare a nuotare. O a sciare. Potresti passare un weekend al mare e goderti la luce morbida del tramonto di metà pomeriggio. È arrivato il momento di ritinteggiare la cucina. Di mettere a posto la bicicletta. Di prendere le lenzuola nuove per il letto, allegre e colorate proprio come le sognavi. Di fare il pane a mano/di comprare il pane, per sfizio, per una volta, nel negozio più buono e più caro del quartiere.
Aspetteremo una nuova stagione 
Tra l'altro, te lo devo proprio chiedere: su cosa stai vigilando esattamente? Quale micro-porzione di mondo temi vada in pezzi, se tu non sarai lì a montare la tua silenziosa guardia, come un cane fedele? Ti dò una notizia: non c'è proprio niente da guardare. Nessuno cambierà idea grazie al tuo contributo. Ci sono invece, piuttosto, tantissime cose che rimandi da tempo. Troppo tempo. È una vergogna, ti ripeti di continuo, ma in concreto non fai nulla per cambiare la situazione. Consiglio mio: perché non te le scrivi su un foglio queste cose e poi, a cominciare dalla prima, non provi a realizzarle?
Vai a correre. Vai a teatro. Regalati un giro di shopping. Non perdere l'inaugurazione di quella mostra. Impara a produrre la birra artigianale. Cara sentinella in piedi, non ci credo che non hai nient'altro da fare. La vita è breve. Il tempo non si ferma. Se proprio te ne stai lì con le mani in mano, prova a guardare questo video. Ma soprattutto: non costringere tuo figlio/tuo nipote a seguirti, quando partecipi alle tue inutili veglie silenziose. È solo un bambino. Hai mai pensato che potrebbe essere omosessuale? Non glielo auguro, eh. Poveretto. Con una madre, un padre, uno zio, un nonno come te, quanta fatica farebbe.

Soundtrack: Estate #1107