Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

sabato 25 dicembre 2010

Solo per dirvi: buon Natale


Con tanti auguri dai tamarri
Che poi sarebbero i Pupi - a fine giornata, come vedete, esausti.

venerdì 17 dicembre 2010

Come non scegliere la ragazza alla pari

Ci sono cose che magari uno dà per scontate, e invece
Sono stata malata! Donde - che meraviglia, la parola "donde" - il silenzio dei giorni scorsi.
Ora, a distanza di quasi quattro mesi dall'inizio della convivenza, e non avendone mai scritto prima, vorrei condividere con voi l'esperienza che abbiamo avuto fin qui con la nostra ragazza alla pari. Che peraltro lunedì torna a casa sua (per motivi suoi, famigliari). Mi piacerebbe che questo post fosse d'aiuto a chi magari sta pensando di prenderne una, perciò schematizzo.
Ragionevoli dubbi
Siete autorizzati a nutrire ragionevoli dubbi su una ragazza alla pari se:
- Alla festa di benvenuto che le organizzate in giardino assieme a 40 vicini/amici, lei passa tutto il tempo a flirtare con John, il 23enne ospite inglese della ragazza della mansarda 31, e non parla con nessun altro.
- Inghiotte 4 croissant al giorno, prepara torte usando ogni volta UN panetto di burro e poi le divora quasi interamente, si lamenta perché "in questa casa non c'è mai abbastanza cioccolato", ingrassa 5 chili in 4 mesi e poi sospira: "In Italia mangiate davvero troppo".
- Tenta di mettere zizzania tra: voi e vostra madre, voi e vostra suocera, voi e il vostro fidanzato, voi e i vostri figli, voi e il resto del mondo, con frasi apparentemente ingenue come: "È vero che a X non piace Y?". "Sapevi che tua figlia mi sputa in faccia?" (ovviamente sono bubbole. Però destabilizzano non poco).
- Dimentica il kit di cacciavite, chiave inglese, viti di plastica di vostro figlio in una teglia in forno. Poi prepara una torta e fonde i giochi nella teglia. Scoperta, dà la colpa a un amico di passaggio ("è stato lui a cuocere delle cose"). L'amico di passaggio, naturalmente, nega.
- Va a piangere dai vicini, i quali poi chiedono conto del suo strano comportamento ("Ok, Paola, ora dimmi la verità. In casa torturate quella povera ragazza?")
- Perde dopo 5 giorni il cellulare che le avete procurato tramite i vostri vicini/amici. "Me l'hanno rubato. È colpa dei ragazzi italiani, porci che pensano solo a mettere le mani addosso in discoteca". Non si dice dispiaciuta né intenzionata a ricomprarlo. Messa in seguito di fronte alle sue responsabilità ("Dovresti proprio riprenderglielo, o per lo meno offrire un risarcimento") scrive su Facebook la seguente frase: "E adesso devo anche pagare 40 euro per il cellulare che ho perso".
- In casa non fa niente tranne: fare partire di sua iniziativa una lavatrice - l'unica della sua carriera - di maglioni di lana col programma a 60 gradi e centrifuga a 1000 giri, con conseguente infeltrimento di due maglioni. Nuovi.
- In casa non fa niente tranne: stendere qualche lavatrice e piegare qualche panno. Non sempre. Una domenica mi chiede: "Devo stendere anche alla domenica? No, perché il contratto di noi, ragazze alla pari prevede che nei weekend siamo libere". È sconcertata perché a quel punto, per una volta in 4 mesi, mi innervosisco. Scrive su Facebook che sono cattiva.
- In casa non fa niente. Se vi fosse venuto il dubbio: c'è una tata peruviana che sgobba per 6 ore al giorno, io e Mike Delfino passiamo il tempo a raccattare ogni briciola lasciata in giro dai nostri figli, persino il Pupo lavora più di lei. Non riordina nemmeno i giochi dei bambini; se per sbaglio ne mette a letto uno, magari perché noi abbiamo fatto tardi al lavoro, butta i vestiti e il pannolino sporco per terra, e poi lo lascia lì.
- Fa docce di 30 minuti. Non pulisce il piatto doccia. Non pulisce il pavimento (che ha allagato). Lascia il tappetino per terra, fradicio, ed esce dal bagno. La tata peruviana, o noi, penseremo a ripulire. Quel che è più grave: lascia il rasoio nella doccia una, due... cinque volte. Ogni volta glielo facciamo notare: è pericoloso, ci vanno i bambini. Lei alza gli occhi al cielo e scrive su Facebook che siamo dei "pain in the ass".
- Le regaliamo ogni genere di guida per visitare la città di Milano. In 4 mesi va: al Duomo, al cimitero Monumentale e da McDonald's.
- Chatta 5-6 ore al giorno. Appena entro in casa, alle 19 o giù di lì, non le par vero di mollare i bambini e di inchiodarsi al computer. A quel punto faccio tutto da sola: li lavo, li preparo per andare a letto, dirimo le naturali controversie tra pupi (ci siamo capiti). Lei continua a chattare e scrive su Facebook che si annoia.
- Si alza alle 10, alle 11 o anche a mezzogiorno, poi torna a scrivere su Facebook che si annoia.
- Non torna a cena. Una, due... dieci volte. Senza avvisare. Noi prepariamo e apparecchiamo per lei, invano. Una notte non torna nemmeno a dormire. Si presenta il giorno dopo alle 13, dopo che l'abbiamo cercata al telefono - invano - per tutta la mattina: "Ma cooome, non avete ricevuto il mio messaggio?". Poi scrive su Facebook che nella vita le va tutto storto.
- Nostra ospite ovunque - Minitalia, pizzeria, ristorante, piscina, weekend a Treviso con visita a Venezia - tende in generale ad alzare gli occhi al cielo e a sospirare. A Treviso è sconcertata: manca la connessione internet. Pure in piscina è sconcertata: in Italia non ci sono i giochi e gli scivoli, la gente ci va per nuotare.
- Invitata alla cena di compleanno dei miei fratelli, sta seduta senza muovere un dito per tutto il tempo. Poi sospira e chiede di essere accompagnata in macchina in un locale alla moda in cui vuole incontrare altre ragazze alla pari.
- Non ringrazia per i regali che riceve.
- Usa, oltre che shampoo, creme e prodotti per l'igiene personale, anche la mia spazzola. Non toglie i capelli. Usa il profumo che mi ha regalato Mike Delfino. L'effetto è straniante.
- Non rifà il letto. La sua stanza è un porcile. Occasionalmente invitata a prendersene cura (tre, quattro volte in 4 mesi) sospira e alza gli occhi al cielo.
- È convinta che il mondo ce l'abbia con lei.
- Ce l'ha con la Pupa.
Ah, ora mi sento meglio
In generale io penso che valga la pena di cercare una ragazza proveniente da un altro Paese. Che sia magari anche meno viziata. Questa era di Berlino, la prossima sarà dell'Estonia. Scusate lo sfogo. E se qualcuno di voi sta pensando di prendere una au pair e vuole consigli più mirati, sono qua.






giovedì 9 dicembre 2010

Ho praticamente vinto 700 euro al Gratta e vinci

Parte prima, la grande illusione
Oggi attorno all'ora di pranzo, per una manciata di minuti, ho creduto di aver vinto 700 euro al Gratta e Vinci. Ragazzi, come ci si sente bene.
Piccolo riassunto: sono andata al centro commerciale qui di fronte alla redazione, perché sentivo la mancanza di Mike Delfino. Quando ciò accade e voglio gratificarmi/consolarmi, mi tuffo in un noto ristorante la cui specialità a mio parere più riuscita è denominata "Happy Meal". Con una banconota da 5 euro sono una donna felice: 4 servono per il pasto (compreso di ananasso e sorpresina per la Pupa) e 1 per il Gratta e Vinci. L'ho grattato mentre aspettavo paziente che la signora dell'ufficio postale mi spedisse una raccomandata, lì appoggiata sul banco davanti a lei, e come ho già scritto due volte ho visto che avevo vinto...
700 euro.
700 euro!
Che emozione. Un piacevole calore mi ha avvolto. Ho ricontrollato 10 volte mentre la signora mi chiedeva se volevo la ricevuta di ritorno.
"Eh? Sì certo, certo, con ricevutadiritornograzie".
Dunque io ho fatto 7, il banco 6 e mezzo, secondo le regole quindi...
ho vinto!
Proprio io, che in questo genere di cose investo al massimo 1 euro al mese!
Proprio io, che non ho mai vinto niente in vita mia!
Oh, sorte benigna. Mai momento migliore di questo! Arriva il Natale, e c'è la rata del mutuo, e i regali dei bambini... poi posso comprarmi gli stivali nuovi! E magari un cappello di lana davvero morbido, che non mi faccia credere di avere i pidocchi dopo cinque minuti che lo indosso. Ah, adesso incasso i soldi, poi telefono a Mike e...
Sono uscita volando dall'ufficio postale. Ho travolto una signora sulla scala mobile. "Scusiscusiscusiscusi". Siccome una tragica bronchite mi ha lasciato praticamente afona, mentre correvo provavo mentalmente quel che avrei detto al tabaccaio ("Devo essere breve e incisiva. Un colpetto di tosse per schiarirmi la voce e gli chiedo: 'Mi scusi, è possibile che abbia vinto?'. No. Troppo timido. 'Ehm, credo di aver vinto'. Elimina quell'ehm e farai miglior figura. Non fare la sfigata, hai vinto! Devi essere sorridente e luminosa, non capita tutti i giorni di vincere tutti questi soldi!")
Parte seconda, come essere disillusi in un secondo da un birillo che avrà un quinto dei tuoi anni
(Dal tabaccaio, subito dopo la fine della scala mobile)
(Io) "Ehm".
(Ragazzetto) "Mi dica, signora"
(Io) "Ehm, cioè, è forse possibile che io, ehm, abbia vinto?"
(Lui, ridendo e scuotendo la testa) "No signora, vede? Questo è il punteggio del banco e questo è il suo. Lei ha fatto 6 e mezzo, il banco 7... non ha vinto niente, mi dispiace".

Cinque minuti dopo al ristorante, per sentirmi meno scema e inutile, ho infilato tutte le monete che mi avanzavano nella scatola trasparente della fondazione Ronald Mceccetera.

Domanda che a questo punto mi preme proprio farvi: a voi è mai capitato? Sia di vincere che di credere di aver vinto e poi scoprire che non è così, intendo.


giovedì 2 dicembre 2010

Ha vinto Elena Elle

Proprio così, era un pesce canterino

Ecco la risposta all'indovinello. Ora prego Elena Elle di comunicarmi (anche in privato) il suo indirizzo e l'età della personcina a cui il libro è diretto.
Poi voglio nominare un'altra vincitrice: è Mamma Pellona, che non ha indovinato ma mi ha fatto molto ridere. Scrivimi anche tu Mamma Pellona!
Baci a tutti e grazie, siete stati fantastici!

lunedì 29 novembre 2010

Lessico famigliare

Per partecipare al concorso che segue, vi chiedo di:
1. Indovinare perché il Pupo dice quel che dice (vedi domanda alla fine del post)
e 2. Postare a vostra volta qualche esempio di dialogo surreale tra voi e i vostri Pupi, e/o di parole buffe coniate da loro.

Premio in palio
Un libro per bambini! Il titolo non ve lo posso ancora dire perché dipende da quanti mesi/anni ha il Pupo/a della vincitrice.

Pronti? Via...

Esempio di conversazione col Pupo, che ha compiuto due anni l'11 novembre:
"Amore, cos'è questo bel pupazzino?".
"Ca-don-do".
"No, cammello".
"Ca-gon-go".
"Bravo, amorino".

Anche la Pupa ha avuto la partenza lenta. A un anno esatto di età, la sua amica Ginevra gorgheggiava consapevole davanti ai Mondiali di calcio 2006: "Ta-ja, Ta-ja" (="Italia"). La Pupa, zitta.
A due anni, giusto qualche verso di animale e i classici "Mamma, papà, nonno, nonna" che non si negano a nessuno.
A due anni e due mesi aveva aggiunto al suo lessico una parola:
"Apàppa". Voleva dire tre cose: scarpa, palla e pappa.
A due anni e tre mesi ricordo che Mike Delfino venne da me: "Non mi dire che ti stai preoccupando". E io: "No-no". In effetti non mi stavo preoccupando: più che altro ero rassegnata all'idea che la bambina non avrebbe parlato mai più.
Qualche giorno dopo io e lei andammo alla Fnac. Tornando a casa in tram stavamo sfogliando un librino nuovo sui suoi amati personaggi Disney, quando all'improvviso la Pupa aprì bocca.
(Guardandomi intensamente): "Mamma."
"Dimmi, bella Pupa".
"Se Pippo è pilota, Topolino è copilota. Se Topolino è pilota, Pippo è copilota. Qualcuno lo deve guidare, l'aerìo".
Aerìo. L'unica sbavatura in una frase altrimenti perfetta.
Da allora non si è più fermata. Peraltro in tutto il tempo trascorso in silenzio - due anni e tre mesi, appunto - aveva accumulato quelle che (me l'hanno spiegato poi) si chiamano "competenze linguistiche passive", quindi una volta rotti gli indugi sembrava una professoressa d'italiano (adesso che è un po' più grande fa meno effetto).
Il Pupo va un po' nella direzione della sorella, ma al maschile. Quindi caciarone, tamarro e impreciso. Il suo non è un silenzio totale ma un borbottio incomprensibile costellato di sporadiche assurdità tipo "cadondo", "cagongo" o "chicchija".
"Pupo, dì conchiglia".
"chicchija".
"Dì nonna".
"Mamma".
"No, nonna."
"Mam-ma."
"No amore, nonna."
"Bleah".
"Questo l'hai imparato all'asilo. E adesso non sputare".
"Bleah".
"Pupo, e questo cos'è?"
(Mettendosi una mano sul petto, con voce stentorea): "Là-là-làààà!".

Ci siete arrivate?
Cos'è l'animale del disegno?
Perché il Pupo, quando lo vede, reagisce così?









mercoledì 24 novembre 2010

Lezioni di nuoto - prima puntata

Non c'è come il nuoto, signora, per farli crescere sani e forti
Ma anche da voi, nel posto in cui abitate, è tutto così difficile? Io fatico a raggiungere il lavoro, a fare la spesa, a tornare a casa a un'ora decente la sera. Dopo un paio di mesi di tentennamento-da-stanchezza-cronica mi sono decisa a iscrivere Pupo e Pupa al corso di nuoto. Piscina comunale, sabato mattina.
Già l'iscrizione in sé non è una cosa banale. Per prima cosa ci vuole il certificato medico. Per fortuna io sono zeppa di certificati. La mia pediatra, la Dottoressa Zia Bubu, è una santa donna: tutte le volte che le porto un Pupo per un motivo o per l'altro la prima domanda che mi fa è: "Hai mica bisogno di certificati?". Ogni tanto le rispondo sì anche se non è vero. Non voglio deluderla. E poi non si sa mai. Come dice lei, "Un certificato non si nega a nessuno".
Quindi, lo scorso venerdì mattina mi sono presentata davanti al bancone della piscina Mùrat (si leggerebbe Murà, ma a Milano diciamo proprio così: Mùrat. Diciamo anche "Piazza Bòlivar" al posto di "Bolivàr". E "Còin", al posto di "Coìn", "Bénetton" al posto di Benettòn. Una volta ho sentito una signora dire "Benétton". Ok, la smetto).
Ore 10 del mattino, appena aperta. Clima sub-tropicale, 35 gradi con l'umidità del 90%.
(Ragazzo che ha indossato la t-shirt di Milano Sport al contrario, con tatuaggio a forma di farfalla sul dorso della mano): "Dimmi, cara."
(Io, grata perché mi ha dato del tu - sembro giovane, sembro giovane!): "Ciao, vorrei iscrivere i bambini a nuoto".
(Lui, passando al "lei" dopo avermi immediatamente s-qualificato come "non appetibile"): "Ok signora, comeleisacisonoicorsidellunedìmartedìmercoledìgiovedìvenerdìpomeriggio, oppure"
(Io): "Un attimo un attimo! Vai più piano ti prego".
(Lui): "Cara, in soldoni: i bambini li vuole mandare durante la settimana o al sabato? Chi li porta, lei, la nonna, la baby sitter o suo marito? Quanti anni hanno? In vasca ci entrano da soli?"
(Io, precisa&veloce): "Sabato. Io. La grande 5, il piccolo 2. Sì e no".
(Lui, spietato): "Quella di 5 ha già fatto nuoto con noi? Se sì, con che maestra? Per il corso genitore-bambino è grande, per il nuoto baby chissà, che ne dice se la mettiamo direttamente nel nuoto ragazzi, cara? Però devo chiederle: nuoto ragazzi principianti o avanzati? È un 2005 o un 2006? Si tuffa? Andava con o senza braccioli? E il piccolo, ha fatto il 'cuccioli in acqua' oppure il "nuoto neonatale'? Io comunque lo metterei in un classico genitore-bambino, dai 2 ai 4 anni, lui ci rientra appieno, va bene cara?"
(Io): "Bleurgh".
(Lui, comprensivo): "Adesso le spiego tutto, cara, non si preoccupi. Se non ha i pannolini contenitivi glieli vendiamo noi a 1 euro l'uno, il corso costerebbe 193 ma siccome ha perso le prime lezioni noi le scaliamo la tariffa e così scendiamo a 160, in più per il piccolo le applico la scontistica del secondo figlio che è pari al 5%, la maggiore invece è a prezzo pieno ma del resto il suo corso costa meno perché il genitore non entra in acqua, allora dunque sarebbero 189, tolte le prime lezioni perse scendiamo a 154, va bene cara? Se invece lei signora mia ha la certificazione ISEE inferiore a 27.000 euro, ecco che posso applicarle la scontistica del 16%, però si calcola sul reddito del nucleo famigliare, non del singolo, va bene cara? Mi dica lei, poi si ricordi che per la maggiore lo sport dai 5 ai 18 anni va in detrazione fiscale e fosse anche solo una pizza gratis io dico: meglio una pizza gratis che niente, vero cara? Allora che faccio? Li metto una alle 10.30, l'altro alle 11 del sabato? Tanto il corso del piccolo dura meno, quindi escono quasi assieme, la prima alle 11.15 e il secondo alle 11.30, poi la grande se vuole mentre aspetta che il fratellino finisca si butta nella vaschetta calda, quella alta 80 centimetri, a 34 gradi, e si diverte un po' mentre vi aspetta, non si potrebbe ma lo fanno tutti, che dice, va bene cara? Viene lei da sola o col marito? Non sembra ma portare i bambini a nuoto stanca, è un po' un sacrificio. Però fa bene, eh. A proposito: ce li ha i certificati medici?".
A questo punto mi girava la testa. Un po' per il caldo, un po' per quel flusso ininterrotto e rapidissimo di informazioni. Mentre il ragazzo tatuato parlava a macchinetta una curiosa associazione di idee mi ha condotto a pensare al cantante Elio quando dice, "Ho fatto due etti e mezzo, lascio?". Alla fine non ero più in grado di domandare alcunché, né di controproporre, di cercare soluzioni diverse. Ho accettato supinamente, ho ringraziato, ho pagato. Ho tentato un sorriso obliquo, poi ho sussurrato: "Ok, ciao".
Lui: "Signora comunque complimenti per l'impegno. Non c'è come il nuoto per farli crescere sani e forti, sa".

(Tra un paio di giorni vi posto la prossima puntata).

mercoledì 17 novembre 2010

Chissà da chi ha preso mio figlio

Il Pupo è il ras della fossa dell'asilo (come dice una mia lettrice). Ma...
Oggi, ore 12.30, mi squilla il cellulare.
"Pronto, Paola? Qui la maestra Alice dall'Asilo dei Girasoli".
"Gulp. Che c'è?".
"Nontipreoccuparenontipreoccuparenontipreoccuparenonèsuccessoniente".
"Fiuu".
"Ti chiamo solo per dirti che il Pupo oggi ha digiunato".
"Ah. E come cavol... cioè, come mai?"
"Vedi, voleva a tutti i costi portarsi a tavola il topo".
("Il topo" è un pupazzo buffo, invero somigliante più che altro a un ratto, alto circa 80 centimetri, dal quale il Pupo tende a non separarsi mai. Ci dorme assieme, ci gioca, lo porta sempre con sé - di recente, anche al nido.)
"Immagino che farlo sia contro le regole".
"Assolutamente. Tu capisci che se 20 bambini si portassero a tavola i loro pupazzi sarebbe un delirio. Non che non lo sia comunque, per carità... Be' forse questo non dovrei dirlo".
"Capisco. E che ne fate dei pupazzi, di solito?"
"Li mettiamo a nanna. Poi i bambini dopo aver finito di mangiare possono svegliarli e riprenderseli".
"Certo, è perfettamente ragionevole. E il Pupo proprio non voleva metterlo a nanna, il topo?"
"Macché. Poi tu lo sai com'è testardo, quando si mette in mente una cosa è difficilissimo fargli cambiare idea".
"Eh, già. Sai che mi chiedo da chi abbia preso in famiglia? Proprio non riesco a capirlo".
"Be', pensa che si è buttato a terra con la bava alla bocca. Piangeva, scuoteva la testa e urlava 'No, no, no!'. Per calmarlo l'ho preso in braccio, ma non ha voluto mangiare niente".
"Neanche il pane?"
"Neanche il pane".
"Mi rendo conto. È un problema serio. Volete che d'ora in poi lasciamo a casa il topo?"
"No, no, per carità! È il suo oggetto transizionale, eliminarlo avrebbe conseguenze nefaste".
"Ah. E allora che fare?"
"Pensavamo, col tempo, di convincere gradualmente il Pupo a lasciarlo sulla balaustra che separa l'area gioco dall'area pranzo. In modo che lo possa guardare, capisci? Tenerlo sotto controllo, e rassicurarsi, ma senza portarselo a tavola".
"Capisco. Un topo-watching. E questa soluzione non avrebbe conseguenze nefaste?".
"No, a meno che il topo non cada dalla balaustra. Sai, noi qui comprendiamo che il Pupo ha delle esigenze tutte sue, e lo rispettiamo. Però anche lui deve imparare a rispettare noi".
"E nella pratica cosa facciamo? Se digiuna, dico. Gli diamo da mangiare a casa?"
"Sarebbe meglio di no, o vanificherete il nostro lavoro psicologico. Se riusciste, chessò, ad aspettare le due o le tre del pomeriggio..."
Ah, ah, ah.

giovedì 11 novembre 2010

Buon compleanno, Pupo

Il gattino piccolo compie 2 anni, e

Per festeggiare degnamente, stamani all'alba (6.50 - non so quale sia il vostro concetto di "alba", ma comunque credo che ci capiamo) era in piedi. Oggi sarebbe toccato a Mike Delfino alzarsi (facciamo a turno per non stramazzare), ma al primo "Mammaaaaaaaa!" del pulcino caramellato mi ha svegliato carezzandomi la schiena e bofonchiando "Gfffs, porfmssare tu?"
(Io, togliendomi dalle orecchie i tappi di cera con cui tento invano, nottetempo, di isolarmi dal mondo): "Eh?Chec'è?Cosac'è?Oddio"
(Mike): "Gatto, per piacere, ti puoi alzare tu? Mi gioco il bonus".
Mike Delfino è convinto che viviamo in un Bingo.
Ora, io lo so che quando dice "Mi gioco il bonus" in realtà intende: "Ti prego, alzati tu questa mattina, anche se toccherebbe a me. Usami questa cortesia, proprio come io faccio con te nei giorni in cui quella stanca sei tu. In tali casi, luce dei miei occhi, non faticherai a ricordare che sono pronto a sollevarti amorevolmente, prodigo come sono di buoni sentimenti nei tuoi confronti, dalle tue incombenze. E mi offro volontario per qualsivoglia compito, compreso il levarmi da questo letto tiepido alle prime luci del mattino, per concedere a te, che sei la mia preponderante ragione di vita, una manciata di preziosi minuti di riposo in più".
Però stamattina ero un po' seccata, perché ieri sera sono andata a letto tardi, dopo una riunione di cohousing (che è il posto in cui vivo) e stanotte Mike è andato due volte in Stella Marina.
È da un po' che voglio raccontarvi della posizione della Stella Marina. Significa dormire supini, con gli arti estesi: gambe divaricate, braccia verso l'alto (sopra la testa) o di lato (in faccia a me). Come potete vedere da questo sito, chi assume nel sonno questa posizione è una persona serena, sicura di sé. Sono felice che Mike lo sia, soprattutto negli ultimi tempi: prima tendeva a dormire sul fianco - come fa la gente normale, diciamocelo. La Stella Marina, posizione degli eccentrici soddisfatti della propria vita, è una posizione rispettabile ma purtroppo aumenta la predisposizione a russare.
E così è. Mike diventa una segheria. Se non mi sveglia con una manata in faccia, mi trapana le orecchie al punto che mi sveglio nonostante i tappi. Stanotte poi era ostinato: cercavo di farlo rotolare sul fianco e lui restava fermo come un piombo, fisso, inchiodato al materasso. Ho dovuto spingere come una dannata per girarlo.
Secondo la credenza popolare, alcune donne usavano cucire una pallina da tennis nel retro del pigiama o della maglietta indossata dai mariti per dormire, in modo che se per sbaglio nel sonno questi si voltavano sulla schiena, trovandosi subito scomodi, tornavano immediatamente sul fianco. Mi sembra una roba perversa e cattivella, però.
In un film che mi ha fatto molto ridere (Un marito di troppo. Sarà nelle sale tra una settimana esatta) una donna indiana dice a un'amica: "Io per farlo smetterle gli dò un colpo secco con la mano, di taglio").
Io per ora non ho soluzioni. La Stella Marina a raccontarla di giorno mi diverte molto, ma di notte la detesto. In ogni caso oggi il Pupo piccolo ha effettivamente compiuto due anni e stasera lo festeggiamo rovinandolo di baci.

(Nella foto, io guardo con espressione demente/adorante il Pupo, qualche mese fa, a Minitalia)

martedì 9 novembre 2010

La fine del mondo come lo conoscevamo

Succedono cose. Alcune sono divertenti

Spero di essere uscita dall'emergenza lavorativa di cui al post precedente, che mi ha tenuto lontana da voi per quasi due settimane (ma i commenti li leggevo! E vi ringrazio).

Il Pupo giovedì compie 2 anni. Per prendergli un regalo, con la Pupa e con mia madre sono andata in un bellissimo negozio di giocattoli. Specifico che non mi darà un centesimo né farà sconti di alcun tipo a voi lettori di questo blog, ma intendo ugualmente citarne il nome: si chiama Daelli giocattoli e somiglia alla casa di Geppetto, affollato com'è di meravigliosi cianfrini in legno di ogni prezzo, colore e misura. Se siete a Milano e se vi capita, fateci un salto. Va detto che in tutto quel putiferio di giochi può risultare difficile muoversi, e le cose sono affastellate in equilibrio precario, perciò vi consiglio di rimandare la visita se avete due gemelli iperattivi di età inferiore ai tre anni. O una mamma come la mia, che
a) ha insistito per comprare un regalo anche alla Pupa ("povera bambina non vuoi prenderle niente?"), un vassoio di galline di legno che becchettano impazzite se fai ruotare la cordicella/pendolo sottostante (avete in mente?)
b) dopo averle pagate, mentre la signora Daelli mi mostrava sollecita le possibili alternative per il regalo del Pupo, ha cercato di rapire le galline dal bancone, vicino alla cassa. Nel farlo ha rovesciato a terra: 1. un contenitore di costosissime matite in legno (circa 500) 2. altrettante cartoline augurali 3. una torre di legno alta un metro, sui cui lati erano appese tutte le lettere dell'alfabeto comprese J, K, W, X, Y (totalino lettere: circa 150).
c) fatta la frittata, voleva a tutti i costi "dare una mano a riordinare", mentre la Pupa calpestava lettere e rideva, e nuovi clienti entravano chiedendosi cosa facessero tre donne accovacciate (appunto, come galline) a raccogliere pirlatine per tutto il negozio.
Alla fine sono riuscita a convincerla a uscire di lì.
(Io): "Mamma, ti prego, vai a comprare il latte con la Pupa".
(Lei): "Ok".
(Lei, dopo due minuti, da dietro la vetrina del negozio che la Pupa nel frattempo ha cominciato a leccare): "Quanti litri?"
(Io): "Due, o 14, o 26. Fai tu, basta che ve ne andiate".
(Lei, urlando): "Pupa, NON LECCARE IL VETRO della signora".
(Signora Daelli, accovacciata): "..."
(Io): "..."
(Daelli): "Be', come si dice, l'importante è che non si sia fatto male nessuno".
(Io): "Eh..."
(Daelli, cercando di cambiare argomento): "È una K quella che ha in mano? Se mi dà la K posso metterla a posto. Son lettere che non vanno molto, sa. Tutti prendono le M, le P..."
(Io): "Mi spiace. Per mia madre, dico".
(Daelli): "Tra l'altro non ho capito perché l'ha fatto. Le galline gliele avrei date io un minuto dopo. Invece lei ha infilato il braccio dietro il bancone e..."
(Io): "Lo so, è sempre stata così. Anche da ragazza. Molto curiosa, trattenerla è difficile..."
(Daelli): "Ah, non è una cosa degli ultimi anni."
(Io): "Macché! È una vita che va in giro a far danni. Me la ricordo così da sempre".
(Daelli, partecipativa): "Però quando esce non la sgridi, signora. Altrimenti la mortifica".

Mi sono voltata dall'altra parte e ho cominciato a impilare freneticamente W, X e Y per non far capire alla Daelli che stavo ridendo. Perché in realtà il disastro cosmico mi ha molto divertito. L'immagine perfetta del paese dei balocchi che, sfilata per sbaglio una piccola, insignificante tessera, comincia a crollare e ti travolge inesorabile. Una frazione di secondo, un gesto minuscolo, l'istantaneo svanire del mondo per come lo conoscevamo.

(Ps. Ci perdoni, signora Daelli. E sappia che quei regali costosissimi per il Pupo, alla fine, li ho presi anche per scusarmi con lei)

mercoledì 27 ottobre 2010

Forse ho deciso di non farcela

Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie

Stamattina ho fatto la spesa.
(Riuscite a immaginare un attacco più banale per un post?).
Poi sono uscita dal supermercato, ripetutamente benedicendo l'inventore della consegna a domicilio, e mi sono avviata in macchina verso il posto in cui lavoro.
Poi ho pensato: sono stanca. Sono triste. E non c'è motivo: in fondo non sono neanche le 11, e poi stanotte ho dormito almeno otto ore, e in più è il 27 del mese, mi pagano lo stipendio, i bambini sono belli e feroci, Mike Delfino è fico e mi ha pure regalato l'abbonamento alla palestra con l'area benessere, io sono sana, porto la taglia 42, non ho nemmeno un capello bianco (ok, il mese scorso me n'è spuntato uno ma l'ho strappato subito), ho una casa calda e accogliente, eccetera.
Forse mi sento così (stanca e triste) perché non riesco mai a far tutto. Per dire: non riesco nemmeno a sfogliare il nuovo catalogo premi del supermercato. Non riesco a rispettare le scadenze perché ho troppo lavoro. Non riesco a mettere via un centesimo. Non riesco a vedere le persone che amo, famigliari stretti a parte. Le mie migliori amiche sono emigrate all'estero. Non riesco nemmeno a comprare scarpe online: ne ho ordinate un paio su un noto sito di shopping che le vendeva al 40 percento in meno rispetto al negozio, però me le hanno mandate difettose (cerniera rotta). Ho avviato la procedura "resi e rimborsi", che non ha funzionato. Cioè: per qualche misterioso motivo, non si è avviata. Ho spedito 25 email di lamentele, alla 26esima finalmente è arrivato il corriere a ritirare le scarpe rotte, le ha perse - nel senso che non sono mai arrivate a destinazione - e quelli del sito non ne sapevano niente ("Ciao Paola, il tuo pacco risulta irrintracciabile"). Così ho spedito altre 25 mail di lamentele, l'ultima delle quali recitava testualmente: "Siete disastrosi". Ieri il servizio clienti mi ha finalmente risposto che anche se le scarpe si sono perse hanno deciso di restituirmi i soldi. Bontà loro. Ma chissà quando, e intanto sono senza scarpe. A casa, naturalmente, ogni settimana si rompe qualcosa. Prima il parabrezza dell'auto (308 euro perché per la prima volta in vita mia avevo deciso di fare a meno della polizza cristalli), poi la lavastoviglie (qualcuno sa come si fa a entrare in contatto con il centro di assistenza Ikea?).
Incidentalmente (a parte il mio lavoro a tempo pieno), devo consegnare una traduzione. E pure un lavoro di editing. Devo lavorare al progetto che spero un giorno mi permetterà di cambiare lavoro. Devo pensare al mio romanzo. Devo scrivere una cartella stampa per un'azienda che produce borse e accessori. Devo (e voglio) incontrare alcune di voi. Devo portare i bambini dal pediatra, organizzare le vaccinazioni antinfluenzali, la prima visita oculistica del Pupo, la prima visita dentistica della Pupa, la festa del Pupo che l'11 novembre compie due anni e l'altro giorno ha detto "cammello".
Non so come spiegarlo, ma sento che non ce la faccio. Forse non posso farcela. Forse ho deciso di non farcela. Secondo voi, già che ero al supermercato avrei dovuto comprarlo, l'iperico, ovvero "l'antidepressivo naturale che riequilibra l'umore"? Voi ne avete esperienza? In subordine: mi raccontate come fate a sopravvivere?


lunedì 18 ottobre 2010

Essere mamma secondo Nek

Mi fanno male tutti i muscoli del collo, e
Oggi ho intervistato Nek. Domani mattina, Lory Del Santo. Figura tragica, la cui flirtologia estrema mi ispira sentimenti contrastanti. Presto condurrà un programma: "Missione: seduzione", per insegnare alle donne "come acquisire una marcia in più, superare i propri limiti, conquistare finalmente l'uomo dei sogni". Beata Lory, che a 52 anni, ho letto da qualche parte, tra le altre cose ha ancora voglia di spogliarsi nuda per fare un calco in gesso del suo corpo e venderlo (il calco, non il corpo) in beneficenza. Io che di anni ne ho 15 di meno e ho sempre fatto nuoto, quando esco dalla doccia lancio occhiate sospettose allo specchio e ogni volta giuro "Domani, piscina". Ho proprio voglia di chiederle cosa consiglierebbe a me, se partecipassi al suo programma.
Nek, invece, che è appena diventato papà, oggi - guardandomi dritto negli occhi con quei suoi occhi belli da far tremare le vene dei polsi - mi ha molto intenerito. "Voi donne avete una marcia in più, te lo dico pari". Che vuol dire "te lo dico pari", Nek? "Che te lo dico pane al pane, come se fossi mia sorella. Io non ce la farei mica, sai? Certo i pannolini li cambio, dò una mano, ma è mia moglie la donna d'acciaio. Questa cosa poi, che quando la bambina ha fame a lei zampillano i seni. Guarda: se non l'hai mai visto succedere non ci credi". Lo so, Nek, eccome se lo so. "Ah sei genitore anche tu? Ah come sono contento, ah che bella cosa, sai non avevo mica il coraggio di chiedertelo". Che gattino.
In una realtà parallela vive la mia cara amica Lisa/Elisa, tenutaria di questo bel blog, da cui mi permetto di raccogliere uno spunto. Suo figlio Tito, che ha l'età della Pupa, all'asilo (cioè alla materna, scusate è più forte di me) disegna usando quasi solo il nero, il blu e il marrone. Se proprio gli gira giusto e si sente solare e ottimista, butta lì un bel verde scuro. I suoi disegni sono così intitolati:
"Vortice"
"Uragano"
"Tito ucciso dal vortice"
"Tito ucciso dall'uragano"
"Tito portato via dal vortice"
"Il vortice che risucchia Tito"
"Tito Morto".
Come direbbe Nek, ben venga un bimbo che dice le cose pari. Voglio dire, che ha da temere la mia amica? Suo figlio non può certo peggiorare. La Pupa, invece, fa da sempre disegni come: "Io, la mamma, Bau (Mike Delfino, ndr) e il fratellino andiamo in vacanza". "La nostra bellissima casa nuova, in cui tutti i vicini sono amici". "Io amo la mamma". "Sole, mare, amore, felicità". "La bella spiaggia di Cagliari". "Come ci siamo divertiti tutti assieme quella volta". "La mia dolce nonnina". "Il nonno tiene in braccio il fratellino". "Ritratto della mia amata famiglia". "Grazie mamma perché mi vuoi così bene, anch’io te ne voglio". "Questo cuore gigante non riesce a contenere il mio amore".
I più trasgressivi portano titoli come "Topolino e la carta da buttare" e "Topolino e il cane che non voleva caccare". Capirai.
Ora. È chiaro che si tratta della classica bambina a 5 anni perfetta, che poi da adolescente si farà 27 piercing, diventerà una squatter e manderà una raccomandata con ricevuta di ritorno alla parrocchia per dire che rinuncia al battesimo.

venerdì 15 ottobre 2010

Come sono diversi i miei figli, anche se li ho fatti tutti e due io

Dice: «Signora, l'inserimento al nido è bene farlo con calma»
In parziale contraddizione con quanto dichiarato nel libro che mi ha reso famosa, abbiamo iscritto il Pupo all'asilo nido. In realtà in Ero una brava mamma prima di avere figli (the book) dicevo che secondo me - potendo farlo - sarebbe meglio tenere i bambini molto piccoli a casa e non mandarli al nido. Tuttavia l'estate scorsa il Pupo ha manifestato più volte la sua volontà di cambiare famiglia, emigrare all'estero, farsi adottare da chiunque avesse altri pargoli più o meno della sua età. Di qui l'eroica (dal punto di vista economico) decisione di tenere la tata e iscriverlo al nido tre mattine alla settimana.
Ovviamente nido privato, ché per il pubblico le iscrizioni si chiudevano un'era glaciale fa.
Dopo breve indagine la scelta è caduta su una struttura chiamata "i Girasoli", che effettivamente dall'interno ricorda molto un fiore, è luminosa e ha pure un soffitto di cristallo diviso in petali.
(Capa educatrice, un mese fa) «Signora, qui ci diamo del tu. Quindi adesso ti spiego come funziona l'inserimento. Il bambino lo farà per ultimo, che è ritardatario. Comincia il 13 ottobre. Fino a fine ottobre viene tutti i giorni. Tu le prime mattine devi contare che al lavoro non ci vai proprio».
«Gulp».
«Eh ma cara è proprio così, che cosa ti credi, c'è gente che va avanti un mese».
«Purtroppo lo so, l'inserimento della Pupa alla materna è durato un anno».
«Sai, i bambini non devono sentirsi abbandonati, devono capire che tu sei con loro, che non li stai parcheggiando, che non vuoi liberartene, soprattutto dev'essere una cosa graduale. Anzi facciamo così: la prossima settimana vieni a compilare i moduli per l'iscrizione e mi porti anche il Pupo, almeno lo vediamo in faccia».

Due settimane fa, cioè la prima volta che io e il Pupo varchiamo la soglia dei Girasoli, lui vede gli altri bambini e inizia a urlare come un forsennato: «Llà! Llà!», che è il suo modo di spiegare che una cosa gli piace. Entra nell'area giochi con gli stivali di gomma addosso e accenna una corsa sul posto, poi batte le mani, emette versi simili a un uccellino in acido, strilla di gioia.
Portarlo fuori di lì, dopo aver compilato i moduli, è un'impresa surreale: si butta a terra, sbava, se potesse morderebbe, lancia una serie di «Llà!» ininterrotti.
«Ok, mamma del Pupo, ho come la sensazione che l'inserimento potrebbe non essere un problema».

Due giorni fa - il fatidico 13 ottobre - prima di uscire abbiamo spiegato al Pupo che saremmo andati «Llà».
«Brum bruum?»
«No, non andiamo in macchina, è qua vicino».
«Papà?».
«No, papà porta alla scuola materna la tua sorellina».
«Coccò?».
«No, non ci sono gli uccellini».
«Maaa?».
«Neanche i gatti. Ora andiamo.»
Arrivati davanti al nido è ricominciato il balletto. «Llà! Llà! Llà!», strideva il disgraziato. Ho dovuto lottare per convincerlo a togliere la giacca e le scarpe prima di entrare. Dopo un secondo già non mi guardava più.
«Scusa, maestra, posso andare a prendere un caffè?»
«Sì però vieni qua, lo saluti e gli spieghi che non lo stai abbandonando, che torni da lui presto, che non vuoi parcheggia...»
«Sì, sì, ho capito. Allora ciao, amorino, la mamma va via per un pochino, d'accordo?»
(Pupo, rivolto a un'altra bambina, tenendole la mano a pinza sulla spalla e infilandole in bocca un cucchiaio di legno): «Aaaamm!»
(Maestra): «Oh, che carino, ha già iniziato il gioco simbolico».
(Io): «Piccolo, io vado, va bene?»
(Pupo, battendo le mani di fronte a un cestone pieno di macchinine e senza degnarmi di un'occhiata): «Bruum bruum! Coccò! Maa! Llà! Llà! Aaammm! Cà!»
(Io): «Okay maestra, "Cà" vuol dire ciao. Significa che ha capito, me ne posso andare, ci vediamo tra un'ora».
Per portare lo sguardo di Satana a casa, quel primo giorno, abbiamo sudato in due: io e la tata, venuta a darmi manforte. La sera, alle undici, sono andata a infilargli un maglione di lana sul pigiama mentre dormiva: si è tirato a sedere nel letto, ha cominciato a battere le mani, a ridere compiaciuto e a dire «Llà», ho faticato a convincerlo che era notte e che l'asilo era chiuso.

Ieri l'ha accompagnato suo padre. Mi ha raccontato di essere rimasto tre minuti a sbirciare il Pupo, poi l'hanno mandato via. «Torna tra un'ora e mezza a prendere il bambino».
Oggi sono andata io. Sulla soglia la maestra mi ha detto, «Vieni pure tra due ore. Se non ce la fai e vuoi mandare la tata, va bene lo stesso. Tuo figlio è come se abitasse qua da sempre, lunedì direi che può già fermarsi per la pappa. Certi bambini cosa vuoi, sono nati giullari. Non è che per caso quand'eri incinta sei andata a vedere il circo?».

venerdì 8 ottobre 2010

Il blog è mio e (per ora) me lo gestisco io

Secondo me questo è un bel tema su cui riflettere, ma vorrei sapere voi come la pensate
Ultimamente ricevo un sacco di proposte via mail (tre solo stamattina). Mi sento come se mi fossi chiusa da sola in lavatrice, e avessi poi chiesto al Pupo di avviare il programma intensivo con centrifuga a 1000 giri.
L'attacco è più o meno sempre lo stesso: «Cara Paola, mi presento, sono Foresto Foresti dell'agenzia Salvailpianetasubito. Navigando in rete mi sono imbattuto nel tuo blog, e mi piace l'approccio con cui affronti i temi legati alla maternità. Nel caso tu non conosca ancora la nostra piattaforma per l’ebuzzing, ti spiego in breve di cosa ci occupiamo: il nostro scopo è mettere in relazione i blogger con le aziende selezionando i blog che riteniamo più interessanti e realizzando innovative campagne di passaparola online su brand, prodotti o iniziative».
A questo punto di solito mi parte il tremolio all'occhio destro.
«In pratica, vorrei invitarti di persona a partecipare col tuo blog a una divertente campagna che ha come oggetto la prova prodotto per un noto marchio di pannolini/caramelle/adesivi per decorare la stanzetta dei bambini/creazione di t-shirt personalizzate».
Poi si parla (vagamente) di soldi: «Riceverai una retribuzione per ogni post pubblicato sull'argomento. Puoi scegliere cosa scrivere e quando scriverlo, in totale libertà, solo quando ne hai voglia: i post devono essere spontanei». In effetti, a me tutte le mattine prudono le mani dalla voglia di mettermi a ticchettare sui tasti per raccontare l'esperienza mia e dei pupi con quelle nuovissime gelatine alla frutta.
Alcuni fanno tenerezza. «Sono Rosaria, con mio marito abbiamo fatto un sito dove pubblicizziamo le nostre magliette, tu ci mandi la foto di tuo figlio e noi la mettiamo sulla maglietta. Se mi metti il mio link sul tuo blog io a te la maglietta te la regalo». Come si dice: pane al pane.
Alcuni sono troppo difficili per me, e vagamente incalzanti: ai loro estensori vorrei dire che mi mettono ansia. «Hai già un feed RSS? Con quanti aggregati? Se non ce l'hai, cosa aspetti a crearlo?».
Alcuni mi irritano un po'. «Cara Paola, devi ASSOLUTAMENTE essere dei nostri e presenziare all'evento che stiamo organizzando per TUTTE le mamme di Milano! Ti aspettiamo tra due giorni dalle 15 alle 18». Mi viene da dire: ma non lo sapevate prima, che lo stavate organizzando? Se davvero mi volete, perché non mi avvisate in anticipo? Ho capito: qualcuno vi ha dato buca e ora cercate un rimpiazzo, ma almeno abbiate il coraggio di ammetterlo.
Alcuni sono stranieri. «Hi Paola, I'm Gemma, the community I work for is about to get bigger and better and I'm looking for some keen & skilled writers to be a part of it». Gemma, con questo elegante giro di parole mi stai chiedendo di scrivere per il tuo sito. Grazie, ne sarei onorata, ma non sono in grado di tradurre in inglese le battute... «Don't worry, your articles don't need to win a Pulitzer Prize».
Alcuni mi fanno ridere. «Paola, vorremmo inviarti a casa un sacco pieno di NOTHING». Come resistere? A questi ho detto di sì perché non so di cosa si occupano, e se voi lo sapete, vi prego, non rovinatemi la sorpresa.
In tutto questo, non so bene che fare. Cioè: trovo molto interessante che le aziende (nella fattispecie, quelle legate al mondo dell'infanzia) abbiano scoperto i blog. È davvero un punto di svolta, segna un cambio di direzione importante, ma per ora rispondo no, grazie.





mercoledì 29 settembre 2010

I bambini regalano momenti di benessere assoluto

Ma voi l'avevate visto The Antichrist?
Quell'horror terribile di Lars von Trier, dell'anno scorso? Non c'entra nulla con la trama (anche se nel film c'è un bimbo), ma a volte mi metto in mente che il Pupo sia l'Anticristo, o meglio, una sua goffa parodia. È capace di trasfigurarsi in un istante: negli occhi gli guizza un lampo feroce, la bocca gli si contorce in un ghigno, e in zero minuti è un altro bambino.
Se si cala nei panni dell'Anticristo, una delle sue attività favorite è piantare in testa a sua sorella i Duplo (quelli di plastica dura, non gli snack al cioccolato, purtroppo per lei), con il chiaro intento di imprimerle nel cranio il segno delle sporgenze rotonde poste sulla parte superiore dei mattoncini. La Pupa piange e strilla: "Che pacco!", e trovo che abbia ragione.
Quando il Pupo è Anticristo, tra l'altro, gli piace:
1. scagliare a terra oggetti infrangibili cercando di romperli ugualmente (percentuale di successo: 90%)
2. strapparsi di dosso il pannolino come se stesse andando a fuoco, urlare "cacca! Cacca!" e correre a sedersi sul vasino. Restare sul vasino 30 secondi, poi alzarsi gridando "no! No!" e scuotendo la testa in modo forsennato. Immediatamente dopo, farsela addosso.
2a. Una variante consiste nel mettere i piedi nelle deiezioni appena prodotte e/o scivolare sulla pipì, di schiena.
3. Spostare il seggiolone fino a un luogo X, scalarlo, cominciare a basculare pericolosamente avanti e indietro sfruttando tutta la potenza del suo corpaccione, per sfidare l'irribaltabilità dichiarata dai produttori di seggioloni.
4. Rubare dal bancone della cucina (su cui qualcuno sta preparando la cena) bottiglie contenenti liquidi, possibilmente olio, per scagliarle a terra.
5. Convincere l'ignaro interlocutore (ragazza alla pari/amico di passaggio) che ormai ha imparato a sfogliare i libri senza danneggiarli. Fare l'angioletto con libri di poco conto, trattando le pagine con delicatezza, come fossero codici miniati di scuola bizantina. A quel punto, chiedere con insistenza, urlando "Là! Là!", i più fragili pop-up della collezione privata della Pupa. Una volta avutili, strappare rapidamente con le manine a pinza, come fossero erbacce del prato, quante più possibili graziose figurine.

Prima che me lo domandiate: il Pupo fa queste cose con la velocità di una saetta, prima che sia possibile fermarlo, e con chiaro intento distruttore. Non per sbaglio.
So che c'è di peggio: il figlio di una coppia di amici nostri, tal Paolino, 2 anni, giorni fa ha rubato un cacciavite e l'ha usato per trafiggere il parquet (hanno contato più di cento incisioni), poi l'ha usato per scardinare la cornice in legno di una porta e parte degli zoccolini del soggiorno. Tutto mentre sua madre era in bagno. Sempre Paolino si diverte a lanciare ogni genere di oggetto dal terrazzo; quei disgraziati dei genitori si consolano dicendo, "Per fortuna il posto auto sottostante è proprio il nostro. Almeno non devasta le macchine dei vicini".

Detto questo, mi piacerebbe che il Pupo la piantasse. Avete consigli da darmi?

martedì 21 settembre 2010

Come addormentare i bambini dolcemente

Ovvero, corso espresso di trenino autocico (notare il delicato gioco di parole)
Ancora stamattina mi ha scritto Nives (nome di fantasia) per confidarmi disperata che le occorrono più di due ore ogni sera per addormentare sua figlia Porzia (nome di fantasia), 4 anni.
Poiché dunque da più parti mi giunge, sempre garbatissima, la richiesta di rivelare su questo blog tutti i segreti del "trenino autocico" - che è il modo in cui la Pupa chiama il training autogeno - eccomi a voi con qualche rapido consiglio.
Piccola premessa necessaria: il training autogeno è una nota tecnica di rilassamento che serve a controllare gli stati d'ansia (quindi, è utile anche durante la vita diurna) e pure l'insonnia. Stiamo parlando di una tecnica applicata agli adulti, che per essere appresa necessita dell'aiuto e della guida di un terapeuta serio, anche se alla fine il soggetto/paziente diventa autonomo.

Ma nella nostra versione redux e un po' tamarra, io e Mike Delfino, ovvero i titolari del marchio, ci sentiamo di condividere con voi alcuni consigli volti principalmente a:
- ridurre sensibilmente i tempi dell'addormentamento del bambino
- rilassarsi un po' a fine giornata
- eccetera.

Materiale necessario:
- un bambino difficile da addormentare, di almeno 3 anni (prima è difficile che apprezzi le sfumature del trenino autocico. Ma potete provarci, non ci sono controindicazioni)
- un letto grande, in cui accanto al pupo si possa sdraiare anche un genitore
- un genitore (appunto)
- una stanza buia o semibuia (spegnete quelle abat-jour! Sono ammesse le lucine di cortesia)

Per spiegarvi lo svolgimento vi racconto paro-paro quel che diciamo alla Pupa.
"Pupa, dove vuoi andare stasera, sul prato, nel boschetto o sulla spiaggia?"
"Sulla fpiaggia".
(Voce suadentissima e dolcissima, tipo maestro Zen): "Benissimo, Pupa. Allora sdraiati da brava, supina".
"Qui non c'è neffuna Pina" (battuta vecchiotta ma lei la fa sempre volentieri).
"Ok Pupa, volevo dire sulla schiena. Guarda il soffitto, rilassati, stai immobile. Ora chiudi gli occhi. Non strizzarli: fai riposare le palpebre.
Rilassa le palpebre.
Adesso, Pupa, andiamo sulla spiaggia.
Vieni con me su quella bella spiaggia di Cagliari, dove la sabbia è morbida morbida. Immagina che la sabbia sia calda, come sono caldi i raggi del sole. Sono caldi ma non scottano. Sei sdraiata sulla sabbia vicino a me, e attorno a noi non c'è nessuno.
Non si sente nessun rumore, solo quello delle onde, che sono piccole piccole e arrivano piano, piano, sul bagnasciuga.
Tu sei ferma su questa bella spiaggia, sdraiata, con gli occhi chiusi. Senti i granelli di sabbia che ti accarezzano la schiena.
Ora cominciamo con il rilassare i piedi. Senti come pesano? Sembra che vogliano affondare nella sabbia. Piano, piano, stanno sprofondando. Sono pesanti. Pesanti.
Rilassa tutte le dita dei piedi. Respira profondamente e rilassa le dita.
Una a una, le devi rilassare. La sabbia è calda, tu sei tranquilla, la tua mamma è vicino a te e ti fa le coccole con la voce.
Ora saliamo verso le gambe. Rilassiamo i polpacci, che sono la parte inferiore delle gambe" (se il bambino non capisce si può toccare la parte interessata, via via).
"È come se i tuoi polpacci stessero scomparendo nella sabbia. È una vacanza bellissima, fa caldo e siamo sulla tua spiaggia preferita. Ci rilassiamo, i tuoi piedi sono immobili, la parte inferiore delle gambe è immobile e pesante. E tu. Respiri. Profondamente."

Salendo molto lentamente e invitando periodicamente il bambino a respirare profondamente, rilassarsi e godersi la bellezza del luogo, si arriva (se necessario) fino alla testa. Dopo la parte superiore delle gambe si rilassa la pancia, poi le braccia con ciascuna mano, una alla volta, e tutte le dita, nominandole e rilassandole una a una, facendole inghiottire dalla sabbia (o dal prato, o dall'erba) con tutta calma. La Pupa si addormenta, di solito, alla fine delle gambe (tempo necessario: 8/10 minuti).

Per fare rilassare tutto il corpo potrebbero volerci 15/20 minuti al massimo, ma è proprio raro che si arrivi fin lì. Qualche consiglio lampo:
- La voce dev'essere davvero suadente, il tono un po' strascicato
- I concetti vanno ripetuti: uno dei punti di forza dell'esercizio è proprio la ripetizione
- Anche le parole vanno ripetute: caldo, comodo, morbido, pesante, sprofondare...
- Non dite mai nulla in tono minaccioso: si tratta di uno sprofondare dolcissimo e avvolgente, come un abbraccio della terra (o del prato)
- Parlate lentamente
- Mai fare domande a cui il bambino debba rispondere (non dire: "Ti ricordi la spiaggia di Cagliari?" ma "Andiamo sulla nostra bella spiaggia di Cagliari)
- Se vi accorgete che il bambino tiene gli occhi aperti, invitatelo dolcemente a richiuderli
- Credeteci.

Se anche il bambino non dovesse prender sonno, perlomeno sarà più rilassato di prima (e quindi sarà più facile e più veloce mettere in atto le altre strategie tradizionali per addormentarlo). L'esercizio potrebbe non riuscire la prima sera: se non avete mai fatto cose di questo tipo, magari avrete bisogno di qualche giorno per prendere un po' di dimestichezza con la pratica.
Il trenino autocico non presenta controindicazioni, e tra l'altro, ve lo prometto, rilasserà anche voi.
Mentre vi scrivevo ho mangiato due barrette di cioccolato con la mou prese alla macchinetta e ora mi sento orribilmente in colpa.
Scatenatevi nei commenti se avete dubbi o curiosità (non sul cioccolato). Spero che questo post sia utile!

mercoledì 15 settembre 2010

Amore di Pupo

Dovete tener conto che comunque sono pazza di lui
Evoluzione del linguaggio del Pupo: zero. Livello di tracotanza e arroganza: in crescita esponenziale. Grado di adorabilità: comunque, elevatissimo. Riporto un esempio di conversazione avvenuta stamane:
(Pupo, puntando il ditino, in tono interrogativo): "Llà?"
(Io, in tono condiscendente): "Piede. Sì, mi sono presa una storta e quindi porto una benda. Ricordi? Sono 10 giorni che mi chiedi la stessa cosa ogni mattina".
"Ahi! Ahi! Llà?"
"Avambraccio. Sì, qui è dove mi hai morso tu l'altro giorno, non fare il finto tonto. Devi smetterla con i dispetti. Sei un prepotente. Sappi una cosa: anche se
a) nel mio ruolo di genitore irreprensibile io non posso certo mollarti una mappina in testa,
b) tua sorella teoricamente potrebbe (io farei anche finta di non vedere, come i poliziotti corrotti), ma è troppo buona e non reagisce,
c) di sicuro prima o poi qualche altro bambino che te le ridà lo incontri. Perciò ti converrebbe smetterla, non credi?".
"Smack. Mcciuck. Mmuà".
"Ipocrita. È inutile che adesso tu venga a darmi i bacini, visto che fino a cinque minuti fa mi tiravi i capelli. Ok, li accetto, ma solo perché sei irresistibile. Vieni qua, porco, fatti baciare".
"LLà? Crà-crà?"
"No, ho detto porco, non rana. Ah, quello? Quello è l'attaccapanni. Ora, dovresti spiegarmi come fai a dire che assomiglia a una rana. Curioso, perché ho appena letto un post di Machedavvero e secondo sua figlia, che più o meno ha la tua età, l'attaccapanni sembra un cavallo".
"Llà?"
"Scopino del gabinetto. Non un oggetto particolarmente affascinante. Lascia stare. Lascia stare. LASCIA ST..." (segue colluttazione).
"Uaaaaaaaaaaaaah".
"Dai, piantala. Lo scopino del gabinetto deve stare al suo posto, ma non ce l'ho con te. Ti sto solo dicendo che va lasciato dov'era, tutto qua. Dai, giochiamo con qualcos'altro. Su, non fare così, non hai subìto nessun torto, smettila di piangere, amore vieni in braccio che ti faccio le coccole".
"Llà! Llà!"
"Sì, sì, in braccio. Vieni dalla mamma, patata. Ammappàlo, quanto pesi. Ma lo sai che pesi quasi come tua sorella? Sei proprio bello stagno. Vieni qua, piombino, che la mamma ti dà i bacin... ma che cos'è 'sta roba? Aiuto! Ma è saliva? Ma mi stai sbavando di proposito? Non ci posso credere! Pupo, questo è troppo, io ti assegno a un'altra famiglia!"
(indicando col ditino fuori dalla finestra): "Llà! Llà!"
"Sì, quella è la casa di Pietro. Ah, vuoi andare a vivere a casa di Pietro? Allora avevo ragione. Sei un porco, e anche un ingrato".
Si allontana, lasciandomi un'abbondante striscia di bava sulla maglietta. Va a prendere le scarpe e lotta per infilarsele da solo, mentre ripete tra sé e sé: "No, no!" scuotendo la testa. Ha 22 mesi. Cosa farà a 22 anni?

giovedì 9 settembre 2010

Scampoli d'estate


Non so come stanno le cose da voi, ma

C'è molto di crudele nell'estate che scappa. Uno ce la mette tutta per inventarsi ogni giorno qualcosa di nuovo e prolungare l'illusione, ma la rugiada sul prato è ogni mattino più tenace del mattino precedente. L'aria fresca ti morde e lascia il segno dei denti, ogni nuovo temporale ti rovescia addosso il terrore che sia davvero finita. I bambini per primi combattono per non arrendersi: si infilano da soli i sandali - e chissenefrega se sbagliano piede e misura - poi corrono fuori di casa con la maglietta troppo corta e quella pancia scoperta che preoccupa tanto le mamme. Il Pupo ieri pomeriggio ha pucciato i piedi in piscina con indosso le scarpe nuove che gli ha regalato la zia, poi sorpreso dalla strana sensazione - acqua freddissima, scarpe e calze zuppe - ha esclamato scuotendo la testa: "Ahi ahi, la pla". Pla è l'acqua, da "splash".
Se non diluvia, la sera prima di andare a letto bevono il lattino sdraiati sul prato. La Pupa, 5 anni, non molla il biberon perché desiderosa di sentirsi in comunione con suo fratello. Mi domando: se uno avesse figli a catena, il maggiore si arrenderebbe al bicchiere solo nel momento in cui anche l'ultimo nato lo fa?
In questi giorni sono a casa per via della storta a un piede. Dovrei tenerlo a riposo, anche se con i Pupi in giro è difficile. Anch'io non voglio che l'estate finisca, sogno di tornare in vacanza domani, di camminare a piedi nudi tutto l'anno. I bambini vivono un momento di grazia, stare con loro è uno spasso. Abbiamo trovato un sistema per mettere a letto in fretta la Pupa: l'addormentiamo col training autogeno (lei lo chiama "trenino autocico"). Avete mai provato? In tre minuti già russa.
Il Pupo ancora non parla propriamente, ma è il re delle onomatopee. Il verso dell'asino è una cosa, quello del cavallo un'altra. Lo sbuffo e il nitrito distano intere galassie. Il gabbiano è in assoluto la sua migliore interpretazione: a un "Ah! Ah!" acuto e stridente si accompagna il ritmico ondeggiare delle braccia. Anche questo mi fa venire in mente la spiaggia. Non voglio adattarmi ai nuovi ritmi, il che mi rende più distratta del solito. Ieri mattina sono entrata nella doccia con il cordless in mano. Parlavo al telefono con mia mamma e non so perché non mi è venuto in mente di interrompere la conversazione prima di buttarmi sotto il possente getto del nostro super, super soffione.

venerdì 3 settembre 2010

Voi, che vivete sicuri nelle vostre tiepide case (2)

Mi fanno notare che ho usato l'attacco di una poesia molto seria
Per intitolare un post giocoso, e allora ve la posto qui integralmente, perché è sempre bello rileggerla (è una delle mie preferite) (magari un giorno parliamo anche di poesia?)
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)

Nella sua drammaticità, la mia preferita è, da sempre, l'immagine
dell'ultima riga. Da quando ho figli, ancora di più.
E: già che siam qua a parlare di Primo Levi mi permetto di consigliarvi
un suo libro che non è tra i più noti, ma vale davvero la pena: si intitola
"Il sistema periodico".

lunedì 30 agosto 2010

Voi, che vivete sicuri nelle vostre tiepide case

Il Pupo, la proprietà privata, le spiagge sarde
Per i Pupi è stata un'estate gloriosa: tre mesi di mare in tre diverse località. Sono tornati a casa ieri, floridi, felici e più tamarri che mai.
C'è il dettaglio che il Pupo è nato in un posto in cui è normale entrare e uscire dalle case altrui: dove abitiamo noi, le porte dei vicini sono sempre aperte. E così ha trasferito questo concetto anche in vacanza: appena arriva in spiaggia sceglie la famiglia più appetibile, che poi sarebbe quella con i giochi migliori, i sacchetti di patatine più grandi, i castelli più alti. Individua l'obiettivo, parte in quarta e va a farsi adottare. Credete che qualcuno lo cacci? Macché. Nessuno resiste al fascino dell'angelo biondo. Gli estranei fanno per il Pupo quello che nemmeno i suoi genitori: lo viziano, pendono dalle sue labbra, lasciano che distrugga a calci le più sofisticate piste di biglie. La Pupa, meno sfrontata e più consapevole, di solito lo manda avanti. In qualche modo il Pupo controlla che la scena sia sicura - come gli eroi dei thriller - poi manda un messaggio telepatico alla sorella, che a quel punto lo raggiunge.
Non pensiate che ai Pupi basti una famiglia per mattina. La permanenza massima registrata è 40 minuti. Poi si stufano, e cambiano ombrellone, il che lascia un senso di amaro disincanto e non troppo mascherata delusione nei genitori e fratelli affidatari, che si erano illusi di essere stati scelti per sempre.
Può essere che quest'estate li abbiate incontrati anche voi. Hanno avuto successo soprattutto al Poetto, la grandissima spiaggia di Cagliari, frequentata tendenzialmente da autoctoni scuri di capelli, tra cui era facile individuare uno sfacciato tronchetto di 90 centimetri con un casco di trucioli chiari. Col passare dei giorni il Pupo al Poetto è diventato come Marco Carta ad Amici: era tutto un "Aiò, Fabio, vedi che è arrivato il Pupo, guarda come è biondo". "Michela, guarda che bel piccioccheddu". "Eja, Nenè, ti ho detto che il Pupo è qui con me". Io e Mike Delfino abbiamo vissuto al traino, circondati d'affetto e di verità non sempre richieste - ma quanto pesa?, mannaggia quanto pesa, gli piace mangiare, eh?, il clima di Milano fa schifo - e, anche se stare soli era impossibile, di certo non ci siamo annoiati. L'ultimo giorno mi è spiaciuto non poter avvisare tutti che stavamo partendo. Ma su una spiaggia libera con centinaia di ombrelloni come fai? Dovresti noleggiare uno di quegli aerei con lo striscione pubblicitario che, specie in passato, sorvolavano il lungomare. L'estate sta finendo e il Pupo se ne va. Aiò.

Insonnia


Non so se avete mai sofferto di sindrome da rientro (io sì)

Bentornati!
Mentre i due principali esponenti della banda Chiappini (nella foto) ancora se la spassano in spiaggia, io e Mike Delfino siamo operativi ormai da Ferragosto - anche se il lavoro è ripartito piano piano, e anche se ci siamo regalati una vacanza di tre giorni ad Amsterdam da soli. Sempre più di frequente mi coglie il seguente pensiero, che avverto l'urgenza di condividere con voi:

saprei come impiegare utilmente il tempo anche se non dovessi andare in ufficio tutti i giorni.

Non sto dicendo che non vorrei lavorare in assoluto. Il mio sogno è quello di affrancarmi dalle preoccupazioni di natura economica per:
1. dedicarmi a un progetto che ho in mente da tempo
2. passare più tempo a casa coi bambini, e
3. scrivere un romanzo.
Ci pensavo ieri sera, domenica, rotolandomi insonne nel letto assalita dai più cupi e vari interrogativi, che mi rimbalzavano in testa in loop: perché non dormo? Forse ho una malattia terminale? Da fuori non si vede, anzi sembro abbastanza in forma, ma magari all'interno i miei organi stanno collassando? Perché in Olanda amano tanto le saune miste? Il mio editore prima o poi fallirà? Dove ho messo le vecchie foto di famiglia affidatemi da mio zio per passarle allo scanner? Perché non ho mai fatto un corso di autoipnosi? Perché gli uomini si addormentano nell'istante esatto in cui poggiano la testa sul cuscino? So che c'è qualcosa che dovrei ricordarmi e che invece sto dimenticando, ma cosa?

Ora spero di tornare ad assumere sembianze vagamente umane entro mercoledì, data in cui finalmente i Pupi rientrano alla base (a brevissimo un post sulle loro avventure cagliaritane).

venerdì 30 luglio 2010

Buone vacanze!

Se arrivo viva a stasera parto, e

Sono felice di annunciarvi che in teoria salto sul treno delle sette di stasera per andare in Liguria a recuperare i Pupi e traslarli, domani pomeriggio, in Sardegna. Stiamo via due settimane: io, Mike Delfino, il Pupo e la Pupa. Vi penserò diffusamente (non vi conosco di persona e fatico a immaginarvi una a una) con affetto. Sono contenta di avervi incontrato e che vi faccia così tanto piacere venirmi a trovare. Un abbraccio a tutte/i e continuate a essere gentili come avete fatto fin qui! Ci ri-leggiamo verso fine agosto: io torno il 16 ma poi faccio una piccola pausa dal blog.

Ps non vedo l'ora di andare al mercato del pesce di Cagliari dove i Pupi impazziranno a furia di schiacciare gli occhi ai pesci sui banchetti, io fingerò di sgridarli ma dentro di me riderò come una pazza
Pps da settembre avremo una ragazza alla pari, poi vi racconto l'odissea per trovarla!
A presto!
erounabravamamma

mercoledì 21 luglio 2010

Una mi fa: non voglio soffrire

Continua la saga degli homeless di Forte dei Marmi, e intanto

Da quando Elisabetta Gregoraci è diventata mamma avverto, come tutte voi, un senso di identificazione profonda con le sue vicende e gli orribili disagi che ha vissuto a partire dal sequestro dello yacht Force Blue, lo scorso 21 maggio, per una vicenda di contrabbando ed evasione fiscale. Ricorderete le urla disperate di Elisabetta: "Il piccolo Nathan Falco non è più sereno, sente la mancanza della sua cameretta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni".
Alcuni avevano pensato di organizzare una colletta per il povero bambino, altri hanno lanciato su Facebook la campagna "dona anche tu 1 euro per ricomprare lo yacht a Briatore", anche se proprio nelle ultime ore si è scoperto che Flavio, consorte e pupo - anche noti come "gli homeless di Forte dei Marmi" - hanno trovato riparo sul Force Blue One, una barchetta di poche decine di metri che può parzialmente lenire il loro dolore.
Elisabetta mi è venuta in mente anche perché nei giorni scorsi ho visto sulle solite riviste di gossip le sue foto: niente più pancia, forma perfetta, con la provocatoria didascalia "Non faccio mai ginnastica, solo un po' di yoga e di yogurt", e ho pensato che del resto ci sarà pure un motivo se lei ha trovato un bravo marito come Briatore e noi invece no. E poi, mi è venuta in mente perché ha scelto di partorire col cesareo, proprio come quella ragazza che, incinta al sesto mese, l'altro giorno mi ha detto: "Lo faccio anch'io, perché non voglio soffrire".

Che in effetti il cesareo lì per lì non lo senti, solo la vaga impressione che qualcuno ti stia frugando nella pancia ma - mi dice chi ci è passata - nei giorni successivi qualche problemuccio te lo dà. E i bimbi che vengono al mondo col parto naturale respirano meglio, da subito.
E... la ragazza dell'altro giorno mi ha fatto impressione soprattutto perché dopo il "non voglio soffrire" mi ha anche spiegato che dopo il cesareo sei - scusate - più o meno una verginella, se capite cosa intendo, mentre una che da lì fa passare un bambino diventa "certamente meno interessante" (parole sue) per il compagno/marito.
Ecco un elemento che non avevo mai considerato. Vedi che non si finisce mai di imparare? Ma voi, a questo ci avevate mai pensato? E la Gregoraci? Chissà.

martedì 13 luglio 2010

Innocenti evasioni

Il Pupo è un piccolo Ricucci

Mi corre il gradito obbligo di annunziare i nomi delle vincitrici dell'ultimo concorso: sono BisMama 2.0 e Kia, ovvero la trentesima partecipante, anche detta "dinoccolata discinetica" (leggetevi il suo commento). Mentre le prego di fornirmi via mail il loro indirizzo per spedire a ciascuna una copia di Tutto quello che so della vita l'ho imparato da Sex and the City, vi chiedo: secondo voi sto organizzando troppi concorsi? Vi sto viziando? V'infastidisce questa messe inattesa di regali che vi piovono addosso? Rispondete sinceramente.

Nel frattempo continua la mia estate da demi-single: i Pupi in vacanza con corredo di nonni e tate, e io che faccio la spola tra la città godereccia e (nel weekend) il faticoso mare.
Come sappiamo, i pupi piccoli cambiano molto velocemente. I miei, di più: ogni volta che li rivedo ho il sospetto che me li abbiano scambiati in culla. La Pupa per esempio, da impertinente e capricciosa porcella è diventata una personcina garbata e consapevole. A 5 anni all'improvviso si veste e si sveste da sola, si piega le magliette, sparecchia per sé e per il Pupo, lo lava sotto la doccia e quando ha finito gli dice: "Ora stai fermo che ti devo mettere la crema sul corpo". Trenta secondi dopo, un po' delusa e con un gigantesco sbroffo di Nivea nel palmo della mano: "Mamma, però il corpo del fratellino finisce subito".
Ha modi da adulta che a tratti sconcertano - per esempio a tavola, l'altro giorno, ha fatto "pat pat" sulla spalla al Pupo e gli ha chiesto: "Allora, quand'è che mi metti il pisellino dentro e mi fai fare un bambino?". I miei son rimasti con le posate a mezz'aria.
(Se vi state chiedendo cos'ha risposto suo fratello, si è limitato a dire "Lela". A 19 mesi il suo vocabolario è ancora assai limitato. Però credo che sia un trilingue occulto).

Per contro, il Pupo conserva la sua natura di irresistibile tenia. Appena mi vede, scoppia a piangere di default. Non quando me ne vado - quello sarebbe anche normale - ma nell'istante esatto in cui varco la soglia di casa salutandolo con un sorriso. "Ciao amorino, mi sei mancato". "Uaaargh!".
Va da sé che non sopporta che mi allontani: "Amorino, vado in bagno". "Uaaargh!". "Amorino, la mamma si mette il costume". "Uaaargh!". "Am...". "Uaaargh!". Ma è talmente coccolone, e distribuisce in giro (a capocchia. Anche al postino) una tale quantità di baci e carezze che gli si perdona tutto.
Quel che davvero mi preoccupa sono le sue doti motorie. Con quel corpaccione, probabilmente crede di avere 4 anni, e si comporta di conseguenza. Di recente abbiamo notato che aveva preso la strana abitudine di raccattare per casa tutti i pupazzi che trovava, per poi buttarli nel lettino da campeggio, trasformandone il fondo in una rovente foresta di peluche. Perché lo fa? Ci chiedevamo sottraendoglieli nottetempo.
Poi, un mattino alle 5.27, la risposta.
"Lela".
(Io, che in vacanza dormo in camera con lui): "Pupo, mannaggia, dormi, è l'alba".
"Allà".
"Te possino".
"Mamma?"
"Sì, sono io. Dormi, giustocielo".
Come in 50 volte il primo bacio, al Pupo si cancella la memoria ogni giorno.
(In tono sorpreso ed entusiasta) "Mamma! Mamma!"
(Io) "Bleuuurgh".
Ho pensato: fingo di dormire, si arrenderà, è già successo. Ed è in quel momento che ho capito a cosa servivano tutti quei pupazzi. Il genio del male ha improvvisato una montagnola usando un topone, un bambolotto informe e un orsetto pure un po' sdrucciolevole, c'è salito sopra e poi, con un'elegante sforbiciata, ha lanciato il cuore (e anche un'altra cosa che comincia per "cu") oltre l'ostacolo. Hop! In un attimo, e per una volta senza farsi male, era fuori dal lettino. E addosso a me.
Ora. Ditemi. Voi. Cosa. Fareste. Al. Posto. Mio.
(Grazie)


martedì 6 luglio 2010

Incidenti domestici

E' facile smettere di mangiarsi le unghie se sai come farlo

Mentre ieri sera la portiera della Punto di mia madre mi si chiudeva contemporaneamente su tempia e ginocchio - coloro che fabbricano questo tipo di auto non tengono affatto conto delle persone distratte come me - tra un'imprecazione e l'altra ho avuto modo di riflettere sul fatto che da qualche parte, in effetti, mia figlia deve pur aver preso. Nella sua breve e vivace vita ha inanellato un numero impressionante di incidenti, al punto da creare un suo archivio personale in cui li classifica per gravità:
- il "Tino" (una quisquilia, un'inezia, magari un graffietto)
- il "Brucio" (già più serio, può essere un'ustione ma anche un ginocchio sbucciato per bene)
- il "Male" (qui l'entità del danno, non serve spiegarlo, è significativa).

Nel leggere il resoconto dei vostri incidenti di bambine mi sono intenerita e poi mi sono chiesta: ma anche adesso, che più o meno siete tutte adulte, andate avanti a farvi male? Io sì. Io potrei essere una perfetta contro-testimonial di quella - geniale e terribile - pubblicità progresso in cui una donna con l'occhio nero dice "E' stato il tappo dello spumante"; in foto verrei uguale con l'unica differenza che per me sarebbe davvero colpa del sughero.
E' che le cose mi vengono addosso. Mi capitava soprattutto quando allattavo e giravo per casa di notte: ero piena di lividi, soprattutto sulle gambe. Ma in fondo non ho mai smesso di ferirmi involontariamente. Gli oggetti di uso domestico sono miei nemici: riesco pure a schiacciarmi un dito aprendo quei cancelletti di sicurezza per impedire ai bambini di ruzzolare dalle scale.
E a parte la botta di ieri sera, su tempia e ginocchio sinistri, perché ora mi fa male anche il lato destro del cranio? Non riesco a spiegarmelo. Qualcuno mi picchia nel sonno, durante la notte? Chi mi ha tagliato l'alluce del piede? Un vetro in spiaggia? Il pianale ribassato dell'autobus? Il tappo della bottiglia di birra che mi pare, non ne sono sicura, di aver pestato per sbaglio qualche giorno fa? Come ho fatto a sbucciarmi il gomito? Quanto spendo in arnica, cerotti, penicillina ogni anno? Come sono riuscita, l'altra sera, a cadere sulle scale in salita? Non si cade in discesa, di solito? Perché il mio ginocchio destro ora produce uno strano scricchiolio/fruscio, un po' come se ci fosse dentro dell'acqua? Sono tutte domande destinate a restare senza risposta.

Ma voi, crescendo, siete migliorate? Avete altri aneddoti da raccontare sul tema? Siete mai riuscite a smettere di mangiarvi le unghie, e se sì come? Rispondete con onestà e vincerete - luglio è un mese generoso, e in più il mio editore insiste - altre due copie del mio nuovo libro, Tutto quello che so della vita l'ho imparato da Sex and The City.
Avete tempo fino al fine settimana!
E sul finire di questo post, il risultato del concorso precedente: vince Pollywantsacracker, grazie al solito sorteggio casuale e casereccio. Poi rileggendo il suo commento mi sono detta che se lo merita, perché ha avuto il coraggio di chiamare Quaquetc. il mio pupazzo preferito.

P.S. Se ne trovo degli altri, li rimetto in palio.

mercoledì 30 giugno 2010

Do you remember Quaquerello?

I Pupi, i punti, i pupazzi

Bentornate! Cioè, lo so che sono andata via io, ma insomma mi siete mancate. La settimana scorsa siamo stati in vacanza a Grado. Non so se la conoscete: è una cittadina bellissima, una microscopica Venezia medievale, con la pineta e il mare che scende piano piano, che non te ne accorgi e in un attimo sei in Slovenia. E i ristorantini di poche pretese in cui i bimbi possono biascicare calamari e sardoni fritti e poi pucciarli nell'acqua del bicchiere senza che nessun maitre compaia scandalizzato alle loro spalle. E le biciclette coi seggiolini porta-pupi montati di default. E le interminabili piste ciclabili prive di insidie - eccezion fatta per l'occasionale, invisibile radice che prendi in pieno e che ti fa saltare la bicicletta e un paio di anelli della spina dorsale. E soprattutto quel tipo di spiaggia di sabbia senza pericoli, in cui puoi lasciare i bambini a giocare tranquillamente da soli - diciamo anche per 30, 40 secondi consecutivi.
Ma mentre in questo momento, almeno a Milano, impazza la caldazza, vi sarete ben rese conto che fino a pochi giorni fa il clima era - come dire - fresco. Quando siamo arrivati a Grado c'erano 14 gradi, e la bora, e pioveva. Il primo giorno ci siamo rifugiati nella locale piscina termale coperta, un'accogliente vascone di acqua caldissima (dove scommetto che tutti i bambini, compresi i miei, fanno la pipì. Altrimenti non si spiegherebbe il fatto che ogni tanto, all'improvviso, interrompono giochi e tuffi e restano per qualche secondo fermi immobili, dritti come fusi, a fissare il vuoto con aria distante).

Il secondo (e, per fortuna, ultimo) giorno di maltempo Mike Delfino si alza presto per accudire i Pupi. In teoria mi toccherebbe in sorte di dormire un po' di più, ma mi sveglio a un urlo straziante: "Uahhhhhh! Uahhhhhh!". Tipo antifurto, però più acuto e persistente. Roba che ci si aspetterebbe dal Pupo di 19 mesi: e invece è la Pupa. Mike Delfino irrompe nella stanza sbattendo contro qualunque mobile possibile e sparandomi in faccia 120 watt di luce, tipo lager. C'è la Pupa, in braccio a lui: piange, e zampilla.
Zampilla? E' sangue quel che le sgorga copioso dalla fronte, impiastrandole capelli e pigiama, rosso scuro e apparentemente inarrestabile? Cosa sta succedendo? Mike Delfino in un lampo di genio a un certo punto la tampona con la spugnetta dei piatti. Però pare che la bambina stia svenendo. Pare che io stia svenendo. Non so come montiamo tutti in macchina e in pochi minuti arriviamo alla guardia medica di Grado - molto ben segnalata a onor del vero - io e la Pupa in pigiama, il Pupo in pannolino e t-shirt, Mike Delfino in canottiera e ciabatte.

Due ambulanzieri misericordiosi, vedendomi: "Vai in quella stanza in fondo".
Io: "Ma siamo turiste. Dobbiamo andare dalla guardia turistica".
Loro: "Vai. In. Quella. Stanza. Che. E'. Meglio".

Medico di turno della guardia non turistica, infilandosi i guanti di lattice: "Signora la bambina è sempre rimasta vigile non ha perso conoscenza è reattiva non ha vomitato non ha nausea? Aspetti che intanto dò un'occhiatina al taglio. E' piccolo. Stia tranquilla. Non è niente. Wow, a chi è venuto in mente di metterci la spugnetta per i piatti?"
A quel punto è iniziato a tremarmi il labbrino come quando ti viene da piangere per il sollievo dopo una forte emozione. Mi han detto, "Per carità si sieda, si sieda. Se per lei va bene medichiamo la bimba subito dopo la signora che è dentro in questo momento, se invece non se la sente di aspettare faccio uscire la signora e le dò la precedenza". Mi è venuto ancora di più da piangere: negli ospedali affollati delle grandi città queste premure non sono la norma. Abbiamo aspettato, e comunque nel giro di 15 minuti eravamo fuori di lì. La Pupa con un punto in fronte, il primo della sua vita.
"Mamma, tu da cinque anni l'hai avuto un punto?" mi ha chiesto la Pupa, sempre amante dei confronti.
"No, ma a quattordici anni me ne hanno dati dieci su una mano perché mi aveva morso il gatto."
"Mamma, lo capisci che sono stata fortunata?"
"In che senso?"
"Se il Pulce" (il Pupo, ndr) "non mi avrebbe abbracciato da dietro, non avrei perso l'equilibrio e non avrei sbattuto contro la fpigola del tavolo, che poi era un po' tondo e non troppo fpigoloso."
"Appunto. E non sarebbe stato meglio?"
"No, perché il Pulce mi ha fatto capire che potevo farmi male sul serio. E invece no."

Abbiamo passato i giorni successivi a cercare di evitare di bagnare la ferita, l'ideale durante una vacanza al mare. La Pupa aveva un cerotto più grande di lei, gli occhioni più buoni del solito e nel complesso si è comportata benissimo. Ieri le abbiamo tolto il punto e spero che non le resti il segno.
Ma nel frattempo: do you remember Quaquerello? Il meraviglioso pupazzo che allieta la vita dei Pupi e la nostra con i suoi canti sbarazzini e assieme misteriosi - nel senso che è impossibile decifrare quel che dice? Ne avevo parlato qui. E compare anche nel disegno che vedete, accanto alla Pupa e alla sua mamma (cioè io).
Ebbene, con grande emozione posso finalmente dirvi che il mio caro amico Gibar ne ha scovato un esemplare al mercatino. Lo cercavo da mesi (ne approfitto per ringraziare le lettrici di questo blog che hanno partecipato alla caccia) per regalarlo a una di voi! Naturalmente devo indire un concorso: per partecipare è sufficiente che mi lasciate un commento in cui mi spiegate
a) perché vorreste vincere Quaquerello e
b) che cosa vi fa stare davvero bene nella vita.
Io per esempio ora sto bene perché i bambini sono ri-partiti oggi per il mare con i nonni e la tata, e per tutto luglio - weekend esclusi - farò vita da single scavezzacollo.


venerdì 18 giugno 2010

Due avvisi last minute

Domani vado in vacanza... e stasera in tivvù

Due-righe-due per dirvi che: da domani, e per una settimana, vado in vacanza - ovviamente il meteo dà tempo orribile e noi saremo al mare - e stasera, invece, sono ospite di Tg3 Linea Notte per parlare del mio nuovo libro, Tutto quello che so della vita l'ho imparato da Sex and the City. Vi dicessi che non sono agitata mentirei spudoratamente, anche se la Pupa mi ha tirato su dicendo che sarò bravissima, e che la prossima volta viene anche lei. Se foste sveglie (magari per allattare) tra mezzanotte e l'una, mi trovate lì. A presto!

venerdì 11 giugno 2010

Presento il mio libro a Milano!

Ci siamo, finalmente

Parliamo del mio nuovo libro!
martedì 15 giugno, ore 18
presso il "Gioia Temporary Shop"
in corso Garibaldi ang. via Marsala (MM Moscova)
Interviene Gabriella Grasso,
appassionata ed espertissima
di Sex and the City
(nonché giornalista di Cosmopolitan)

Posso contare sulla presenza di centinaia di voi?

Buon weekend!

mercoledì 9 giugno 2010

Grave emergenza in corso - Non è un'esercitazione

Aggigghio nella casa-cantiere e cardiopalma sul lavoro

Ore 8 e 22 di stamattina: "Mdsaff muff, sadjjshf vuerrs maff?"
(Io, dopo aver tolto i tappi dalle orecchie): "Eh? Cosa? Che c'è? Che ci fai qui tu?"
(Bambina bionda molto carina, con un biberon di latte in mano) "Ciao mamma Paola, vuoi il lattino?"
(Io): "Olivia! Sei tu? Che ci fai qui? Ah, hai dormito qui, brava! Che ore soo... eh? le 8 e 22?"

Piccolo antefatto necessario: ieri sera la migliore amica della Pupa ha fatto il suo primo sleep-over da noi - primo della vita sia per lei che per la Pupa. E' stata un'esperienza interessante. Dopo essersi sfinite in giardino e aver provato diversi costumi da principesse, messo in scena una recita, mangiato quintali di fiammiferi (i grissini col prosciutto crudo) ed essersi fatte venire una sete pazzesca, si sono arrese all'idea di andare a dormire. Più o meno.
"Pupa, Olivia, a nanna".
"Non possiamo, ci sono i vampiri".
"Ma che vampiri, siete matte? Le bambine di cinque anni non credono ai vampiri, per questo tipo di paure dovete aspettare almeno i sette/otto anni".
"Mamma, ci sono i vampiri, te lo prometto".
"Pupa, ti prometto di no".
"Sento che è così. E lo sai anche tu, che sei amica di Dio".
"Ok. I vampiri li teniamo lontani con la forza dell'amore. Ora dormite".
(Olivia): "Ci sono le pantere. Le pantere sono cattive e ti mordono sul collo".
"No, Olivia, quelli sono i vampiri".
(Pupa): "Mamma, ho l'aggigghio, non riesco a dormire".

Aggigghio, m.s., sostantivo. Allegra espressione barese e più in generale pugliese anche nota come "zurla" che indica il forte desiderio di... fare qualcosa che non si può, una sorta di scanzonata follia momentanea che ti porta a ridere quando non dovresti (per esempio in chiesa, o in classe), a dibatterti come un'anguilla nel letto quando invece dovresti dormire... insomma, avete capito. Era una delle espressioni favorite della mia nonnina, pace all'anima sua: "I bambini hanno l'aggigghio", quando saltavamo sui materassi fino a sfondare le reti, eccetera.

Alla fine ho abbattuto le Pupe trasferendole entrambe nel lettone, cullandole a fasi alterne e cantando loro improbabili canzoni scout tipo "Terra di betulla, casa del castoro, là dove errando va, il lupo ancora". Miracolosamente alle 21.58 dormivano.
Io, un po' dopo.
Poi - complici alcune sveglie notturne legate all'ansia che una o entrambe cadessero dall'accrocchio di lettini che avevo messo in piedi in camera della Pupa, con conseguenti ronde e perlustrazioni e riaddormentamenti (miei) non proprio istantanei, stamattina sono andata un po'... lunga. Mike Delfino, in piedi col Pupo da un pezzo, si è "distratto" e non ha "guardato l'ora".
Proprio oggi che le bambine andavano in gita e che bisognava essere all'asilo puntualissime entro le nove cadesseilcielo.
Siamo riuscite a uscire alle 8.43 grazie al fatto che ho saltato la colazione, non mi sono lavata la faccia, ho infilato un vestito-sacco e i sandali senza lacci, ho buttato negli zainetti delle bambine cracker in briciole. Garbati pensieri rivolti all'indirizzo di Mike Delfino, che non so se detestare o adorare perché è così naif.
Siamo arrivate all'asilo alle 9.03. Soliti sguardi di biasimo della maestra Alessandra: "Signora venerdì c'è la gita fuori Milano, alle 8.15 parte il pullman, veda lei". Che vergogna. Ho pure bruciato due rossi e percorso la via Farini nel tratto in cui possono farla solo gli autobus, (specifico il dettaglio nel caso tra le mie lettrici ci fosse una vigilessa, sig.ra vigilessa la prego non mi incendi la patente).

Poi una volta qui, solo parzialmente riavutami dall'infarto in corso - e mentre cerco di raccogliere informazioni su Francesco Baccini, che dovrei intervistare oggi pomeriggio ma risponde a singhiozzo ai miei sms - l'altoparlante della mia gloriosa azienda esprime un volume di 120 decibel e scandisce: "Grave emergenza in corso. Non è un'esercitazione. Lasciare l'edificio immediamente. Non correre. Non urlare. Utilizzare le uscite di sicurezza. Aiutare i colleghi in difficoltà". E mentre come disciplinati lemming sciamiamo fuori dal palazzo, alcuni di noi calando pazienti fin dall'undicesimo piano (io sono solo al terzo), penso:
ho proprio bisogno di una vacanza.

P.S. Alla fine si è saputo che era un falso allarme.
P.P.S. Ma voi a che età (dei vostri figli) avete cominciato ad accogliere i loro amichetti in casa?



giovedì 3 giugno 2010

Le nuove vincitrici, il senso di giustizia della Pupa, la tata dei Briatore poteva fare la dog-sitter

Il mio nome è Ken, Ken Falco

(Io sprofondata nel divano a leggere, Pupa che mi piazza la testa in grembo)
"Ghega. Ghega ghega".
"Pupa, adesso perché parli come un bebè?"
"Perché voglio essere come il fratellino. Voglio avere zero anni. Voglio il mio amico ciuccio. Voglio bere il lattino dalle tue tette".
"Pupa, il fratellino non ha più zero anni. Ne ha uno e mezzo, è alto un metro e novanta, ho smesso di allattarlo l'estate scorsa. E col ciuccio hai deciso tu di smettere, ti ricordi? Dopo che abbiamo letto per la centesima volta 'Ciao, ciao, ciuccio'."
"Allora voglio crescere piccola".
"Amorino, non è possibile. Si cresce solo grandi".
"Allora voglio dimenticare certe parole".
"In che senso?"
"Tipo tricioperatoro, erbivoli, il nome dei pianeti tranne Saturno che me lo voglio ricordare. Io mi dimenticavo certe parole, così poi poteviamo dire in giro che ero piccola".
"Pupa, amorino, ti senti forse trascurata?"
"No, io sono di cinque anni, il fratellino è di un anno e ha avuto meno coccole, poverino. Quando non c'era il fratellino ci conoscevamo solo io e te, vero? Adesso tocca a lui".
(Segue colluttazione per il possesso di un pennarello. Il Pupo ne esce con un vistoso morso sull'avambraccio destro)

Mi corre, nel frattempo, il piacevole obbligo di informarvi che le vincitrici dell'ultimo concorso sono SONIA BC e GLORIA ROSSI!
I nomi li ha scelti il Pupo in maniera assolutamente casuale. Sonia, Gloria, aspetto i vostri indirizzi per mandarvi una copia del mio nuovo libro!
E mentre starete chiedendovi perché nel sottotitolo di questo post c'è un richiamo a Ken Falco...
qualcuna, in un commento recente, si domandava come mai il piccolo Nathan Falco sia stato chiamato così dagli stimatissimi coniugi Briatore&Gregoraci.
E' tutto vero: il nostro amato Flavio voleva rendere omaggio al cartone animato anni Ottanta. (Nessun legame, invece, con il noto cantante Falco). E Nathan? Secondo la Gregoraci, la scelta "è caduta su questo nome perché significa dono di Dio". Se è per questo, anche Matteo.

PS piccolo aggiornamento: i B&C sono stati avvistati poche ore fa sulla terraferma, a Forte dei Marmi. Dopo lo sbarco forzato dallo yacht della settimana scorsa ("Ho dovuto lasciare a bordo anche la culla!", il grido di dolore della Gregoraci), passeggiavano sul lungomare. Curioso notare come - lo testimoniano le foto - Elisabetta si porti sempre in braccio l'amato cagnolino, mentre il dono di Dio viene affidato, di norma, alla sua inseparabile tata.